Star Wars, perché non se ne era ancora parlato abbastanza

Il 2016 è un annus mirabilis per quanto riguarda il cinema, soprattutto se per cinema intendiamo quello popolare e commerciale dei blockbuster americani. Sono già usciti o usciranno a breve una quantità ragguardevole di titoli molto attesi dal grande pubblico: The Hateful Eight, il nuovo film di Tarantino, Ave Caesar dei fratelli Coehen, una vagonata di film firmati Marvel, una mezza vagonata di film firmati DC Comics, lo spin off della saga di Harry Potter scritto da J. K. Rowling, Revenant di Iñárritu e persino un adattamento per Poppeye. Quest’anno, praticamente, un nerd come me sarà obbligato ad aprire un mutuo in favore del suo multisala di fiducia.

Una simile kermesse non poteva che essere aperta da uno dei film

Poppeye

Sì ragazzi, un film su Braccio di Ferro.

più attesi della storia del cinema, uscito a dicembre 2015 ma ancora ampiamente presente nella programmazione delle sale di pressoché tutto il mondo. Ovviamente sto parlando di Star Wars episodio 7- Il risveglio della forza. Dato che l’uscita del film cadeva a fagiuolo, poco dopo la mia laurea, ho deciso che i tutti i pianeti erano allineati in modo giusto per fare una di quelle cose che ci si concede una volta sola nella vita: una maratona di tutti i film di Star Wars, dal primo all’ultimo in ordine cronologico. Visto che non sono pazzo e non volevo danneggiare le mie cellule cerebrali in maniera permanente, ho deciso di spezzare in due questo tour de force. Ho dedicato un pomeriggio alla prima trilogia, che però è quella che è venuta dopo, e un altro alla seconda, che però è quella che viene prima… Insomma, è complicato ma avete capito. Ecco le conclusioni che ho tratto da questo mio esperimento sado-masochista.

Jar jarTrilogia prequel

Questa è la serie di film che ho conosciuto per prima, quella della mia infanzia. Ancora oggi, per me, questa è Star Wars. So che i veri fan si rivolteranno nelle loro tombe fatte di spade laser, ma non posso farci niente. La mia generazione è cresciuta con Qui Gon Jinn e con un Obi Wan rossiccio interpretato da un giovane Ewan McGregor, per noi la principessa dei sogni è Natalie Portman e non quella ciospona di Carrie Fisher (anche se poi facevamo confusione e non capivamo che l’ancella Padmé e la principessa Amidala, truccata come un mascherone veneziano, erano la stessa persona) e quando ho avanzato a mio cugino l’ipotesi che quel bel bambino di Anakin potesse essere il malvagio signore del male de “Una nuova speranza” lui si è arrabbiato moltissimo. È vero, siamo cresciuti con Jar Jar Binks e questo probabilmente è una delle ragioni per cui la nostra generazione è così improblemata, ma sapete una cosa? A noi tutto ciò piaceva e anche tanto. Forse eravamo un po’ più disillusi e un po’ più sgamati dei bambini che nel ‘77 sono andati al cinema a vedere Guerre Spaziali per la prima volta, ma questo non ci ha impedito di spalancare la bocca per i combattimenti in astronave, di gasarci come matti per gli scontri con le spade laser e di affezionarci ai personaggi. Questa trilogia è passata alla storia come il lato oscuro di Star Wars e ciò mi sembra una vera ingiustizia. In realtà è un lavoro ben fatto, coerente in sé e anche rispetto ai film precedenti (o successivi, dipende dal punto di vista). La storia prosegue e l’universo creato da Lucas si espande, non si indugia in rimpianti nostalgici e si va avanti. Una cosa che nei nuovi episodi, almeno nell’unico uscito per ora, non si è riusciti a fare.

han-soloTrilogia originale

Se la trilogia prequel è quella della mia infanzia e rivederla è stato un tuffo nel passato, la trilogia originale è stata tutta una nuova scoperta. Avevo già avuto modo di vederla, anni fa, ma a quei tempi ero ancora troppo piccolo per apprezzare qualunque cosa fosse stata girata prima degli anni Novanta (salvo i cartoni animati), non riuscivo ad andare oltre gli effetti speciali non proprio all’avanguardia e un’estetica inevitabilmente vintage. Avevo colto l’occasione per vederli quando li avevano trasmessi su Italia Uno ma, tra gli infiniti stacchi pubblicitari e la poca appetibilità dei film in sé, avevo finito per addormentarmi sul divano puntualmente verso l’intervallo del primo tempo. Guardarli con la consapevolezza di oggi mi ha permesso di avere una visione completamente diversa su quest’opera e me l’ha fatta apprezzare moltissimo. La storia è estremamente lineare ma appassionante, ripercorre passo per passo le tappe del Viaggio dell’eroe, che è un modello eterno e infallibile. Sono rimasto particolarmente colpito dall’estetica di quest’opera (la resa visuale dei pianeti, dei costumi, degli alieni…), estremamente definita e riconoscibile, curata in ogni dettaglio e diversissima da quella della trilogia prequel che conoscevo bene. Questo mi ha fatto apprezzare ancora di più i tre film precedenti, perché si è visto che anche da questo punto di vista si è fatto un grande lavoro creativo. Lucas non si è limitato ad adagiarsi sugli allori e a riproporre pari pari quello che aveva funzionato nel suo primo Star Wars, ha voluto rinnovarsi e ci è riuscito in pieno, e anche questo è qualcosa che non è accaduto nell’ultimo episodio.

ReyTrilogia sequel

Con tutte queste premesse, le mie aspettative quando sono entrato in sala per vedere il settimo episodio erano inevitabilmente alle stelle. Ho cercato di mantenere il livello del mio entusiasmo il più basso possibile perché sapevo che il rischio della cantonata era elevato, ma non ci sono riuscito più di tanto. In parte le mie aspettative sono state soddisfatte, in parte no. Ecco quello che mi è piaciuto e quello che mi ha fatto un po’ cagare dell’ultimo film di questa saga infinita:

Quello che mi è piaciuto: Tutta la prima parte. Onestamente non avrei potuto pensare ad un inizio migliore per questo film. Fantastica l’entrata in scena di Kylo Ren che, prima di togliersi la maschera e rivelare la sua faccia da babbacchione, sembra il cattivo più figo di sempre, capace anche di bloccare i raggi laser col pensiero. Figa anche Rey, che ci viene presentata su un pianeta desertico molto simile al ben noto Tatooine, ma con gli scheletri della astronavi delle battaglie passate mezzi nascosti dalla sabbia. Una delle mie più grandi paure rispetto a questo episodio era che i due protagonisti si rivelassero delle macchiette costruite solo all’insegna del politically correct, a cui, del resto, la Disney non può rinunciare. Una jedi donna e uno stormtrooper nero. Mancavano solo un alieno omosessuale ed un androide ebreo per fare il poker delle minoranze… ah, scusate, dimenticavo che Walt Disney era antisemita. In realtà questi due personaggi si sono rivelati molto meglio del previsto: Rey, anche se incarna in parte l’archetipo della “tipa tosta”, lo fa in modo consapevole e autoironico (fantastica la scena in cui Finn la guarda perché sta per correre in suo aiuto e lei lo vede e, scambiandolo per un nemico, lo insegue per bastonarlo). Anche quello di Finn è un bel personaggio, che porta una ventata di novità e anche un tipo di comicità più moderno che rinfresca tutto il film.

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E comunque 135 e nemmeno una scena con Yoda… Proprio non ci siamo.

Quello che mi ha fatto cagare: Tutto il resto. Troppi, troppi, troppi sono i continui, nostalgici rimandi alla trilogia originale e alle glorie passate. Tutto, da situazioni riciclate come la scena della locanda con gli “alieni strambi” alla struttura della storia, ricalca alla perfezione cose già viste e straviste nei primi tre film. La Star Killer, grande astronave super forte e super inespugnabile, non è altro che la fotocopia ancora più grande e ancora più cattiva della Morte Nera (in originale Death Star). Il Nuovo Ordine è in realtà identico al Vecchio Impero (non si sono degnati nemmeno di rifare il guardaroba alle truppe o di ammodernare i loro caccia spaziali) e le scene di combattimento a suon di spade laser sulle passerelle dell’astronave le abbiamo già viste identiche in almeno tre dei sei film precedenti. Il ruolo di Han Solo e di Leila/Leia Organa, poi, è solo quello di un lunghissimo cammeo, un tributo a due attori di un’altra generazione che, sinceramente, poteva anche durare molto meno.

Tirando le somme: Star Wars 7- Il risveglio della forza non è un brutto film, ma è un film che non può esistere da solo. È qualcosa di fatto da fan e girato per i fan dei vecchi Star Wars e non aggiunge niente a ciò che Guerre Stellari era. Nutro grandi speranze per i prossimi film e soprattutto per lo spin-off in uscita l’anno prossimo, spero che, soddisfatta la nostalgia dei fan, si possa finalmente andare avanti e cominciare a costruire qualcosa di nuovo. Per ora, da persona che è cresciuta amando Star Wars con la trilogia prequel, dico che non posso immaginare un bambino che cresce amando Star Wars con la trilogia sequel.

Voto finale: 6 1/2

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Non ci siamo. Non ci siamo per niente.

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