Neon Genesis Evangelion, ovvero: iniziare molto bene e finire molto male

Neon Genesis Evangelion è un anime del regista e sceneggiatore Hideaki Anno e una di quelle pietre miliari dell’animazione nipponica che un amante del genere non può non avere visto. A differenza di Ergo Proxy, che è un’altra di quelle serie cult che hanno la nomea di essere er mejo der mejo che il Giappone abbia da offrire, ma che in realtà fa schifo, l’opera di Anno è bella davvero. NGE offre tutto quello che si potrebbe desiderare  da un cartone di 26 puntate: scontri epici, mostroni, robottoni, animazione (per i suoi tempi) ottima, risvolti filosofici interessanti, personaggi ben analizzati introspettivamente (anche troppo a volte), un’ambientazione complessa e ricca di spunti. È un opera che ha influenzato molti altri titoli successivi e che viene citata, se non direttamente scopiazzata, di continuo. Peccato che i suoi creatori abbiano deciso di sputtanarla completamente con un finale a caso: gli ultimi due episodi sono i più brutti ed insensati che abbia mai visto in tutta la mia carriera di otaku, tanto che rischiano di rovinare completamente gli ottimi 24 precedenti. Ma andiamo con ordine.

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Star Wars, perché non se ne era ancora parlato abbastanza

Il 2016 è un annus mirabilis per quanto riguarda il cinema, soprattutto se per cinema intendiamo quello popolare e commerciale dei blockbuster americani. Sono già usciti o usciranno a breve una quantità ragguardevole di titoli molto attesi dal grande pubblico: The Hateful Eight, il nuovo film di Tarantino, Ave Caesar dei fratelli Coehen, una vagonata di film firmati Marvel, una mezza vagonata di film firmati DC Comics, lo spin off della saga di Harry Potter scritto da J. K. Rowling, Revenant di Iñárritu e persino un adattamento per Poppeye. Quest’anno, praticamente, un nerd come me sarà obbligato ad aprire un mutuo in favore del suo multisala di fiducia.

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Revenant, ovvero: cosa non si farebbe per un Oscar

Revenant è uno di quei film che, quando escono al cinema, semplicemente non si possono non vedere. Alla TV e sui giornali, su Twitter e su Facebook, tra colleghi, amici e parenti non si fa altro che parlare dell’ultimo film di Iñárritu, tanto che, se non lo avete già visto o se non avete intenzione di farlo entro breve, sarete tagliati fuori praticamente da qualunque conversazione per parecchi giorni. E in effetti i motivi per chiacchierare di questa pellicola sono tanti. Si propone di essere un filmone epico, con una regia grandiosa e che racconta un pezzetto di storia americana. È girato dallo stesso regista che ha vinto l’Oscar per il miglior film l’anno scorso (Birdman), e anche questo suo nuovo lavoro è candidato a ricevere l’ambita statuetta. E, soprattutto, è il film con cui Leonardo DiCaprio vuole vincere l’Oscar a tutti, ma proprio tutti i costi.

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Orgoglio e pregiudizio e zombie, ovvero: pizzi, merletti e teste volanti

 

Non so perché, ma ultimamente mi capita di parlare un sacco di horror ambientati nell’Ottocento. Dato che avevo già scritto un articolo sui fantasmi di Crimson Peak e uno sui vampiri/streghe/lupimannari/demoni/DorianGray di Penny Dreadful, ho deciso di lasciare un po’ di spazio anche a Orgoglio e pregiudizio e zombie, un libro che ho letto qualche anno fa e per cui nel 2016 è prevista l’uscita di un film.

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Penny Dreadful- Season 2, ovvero: Il moto ondoso di una serie che inizia un po’ gné, diventa una lagna e poi finisce molto bene

In una Londra vittoriana, fumosa e molto dark, persone “diverse” vivono vite che sono inevitabilmente destinate ad intrecciarsi. C’è Vanessa Ives, ragazza di buona famiglia che un giorno scopre di ospitare il Demonio dentro di sé. C’è Sir Malcolm Murray, esploratore in pensione che ha sacrificato i suoi figli per la sua ambizione e ora vive nel rimpianto. C’è Ethan Chandler, belloccio americano che nasconde il terribile segreto di essere un lupo mannaro (segreto di Pulcinella che si scopre già nella primissima puntata). E ci sono il Dr. Frankenstein, Dorian Gray  e il conte Dracula.

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Ergo Proxy, ovvero: a volte non è bello non capirci una sega

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Me l’ero promesso e ripromesso: per un bel po’ basta con gli anime e i manga. Al mondo ci sono troppi libri, fumetti, film e serie tv per perdere tutto quel tempo dietro a capitoletti settimanali infiniti e a decine e decine di episodi online. Inutile dire che il mio proposito di lasciare perdere per un po’ i fumetti giapponesi per dedicarmi a più nobili attività è durato quanto un bicchierino di vodka nelle mani di un siberiano assetato. O di un taco nel piatto di un messicano. O di una lumaca nel giardino di un francese. Insomma, poco. Qualche giorno dopo aver deciso questo fioretto, mi ritrovai avviluppato nella lettura di Magi, The Labyrinth of Magic di Ohtaka Shinobu, (di cui parlerò un’altra volta), oggi giunto al 290esimo capitolo pubblicato.

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Nausicaä della Valle del Vento

Sono passati molti secoli da quando le più potenti nazioni del mondo hanno ingaggiato una guerra tra loro che ha distrutto la civiltà umana. La Terra si è trasformata in un luogo inospitale, un grande deserto da cui affiorano le carcasse delle armi usate durante l’antico conflitto e dove i pochi uomini superstiti cercano di sopravvivere come possono. Come se non bastasse, una gigantesca giungla fungina detta Mar Marcio, esalante spore tossiche e popolata di insetti giganteschi, si espande sempre più, strappando agli esseri umani i rarissimi terreni coltivabili che sono rimasti. Nausicaä è la principessa della Valle del Vento, un luogo remoto, lontano dai grandi insediamenti umani, dove i venti soffiano perpetuamente spazzando via i veleni del Mar Marcio e rendendo l’aria respirabile. Con le sue frequenti e pericolose spedizioni all’interno della foresta di funghi, la ragazza cerca di scoprire il mistero dietro al Mar Marcio, per fermarne l’espansione e trovare un modo per salvare l’umanità dall’estinzione.

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Cari mostri

C’è poco da fare: Stefano Benni è uno dei miei autori italiani contemporanei preferiti in assoluto. Il motivo principale è che lui meglio di tutti incarna il mio modello di scrittore ideale: è un professionista, un maestro della tecnica della scrittura e dello stile, che sa passare con disinvoltura da un genere all’altro, dall’horror al giallo, dal thriller alla fantascienza. I suoi libri non sono interessanti perché raccontano storie straordinarie, e nemmeno perché la sua analisi della realtà è qualcosa di completamente nuovo, che può aprire gli occhi del lettore su nuove visioni inedite del mondo. È semplicemente molto, molto bravo a scrivere, il che mi sembra un motivo più che valido per leggerlo.

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Crimson Peak

Diciamoci la verità: Tim Burton ci ha rotti. Edward mani di forbici è un cult, tutti abbiamo adorato Nightmare Before Christmass e anche La Sposa Cadavere non era male. Sweeney Todd era forse ancora ancora guardabile, ma Alice in Wonderland decisamente no e Dark Shadows è un film semplicemente superfluo. Insomma, gli emo non sono più di moda già da un bel po’ di anni e non se ne può più di quei personaggi gotici, pallidi e con le gambette secche che, con una parrucca o un cappello sempre diverso, vengono interpretati dai soliti Johnny Depp e Helena Bonham Carter. Ho usato un aggettivo, “gotico”, che spesso è il primo che viene in mente quando si parla dell’estetica à la Tim Burton e di tutti i suoi vari imitatori. Se si va al cinema a vedere un film “gotico” ci si aspetta una storia dalle atmosfere dark, preferibilmente ambientata nella fumosa Londra vittoriana e con un bel po’ di vampiri.

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